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Pensiero Felice 99/1000

Il pensiero felice di adesso l’ho appena provato ed ho ancora il cuore che batte forte forte: è guardare le fiabe della buona notte su Rai YoYo mano nella mano con il mio nipotino!

Grimm, by Only

Con tutta questa felicità e gratitudine che sprizzano da tutti i pori non ci dimentichiamo dei nostri telefilm preferiti. E la nostra Pusher, Only, oggi ci introduce ad una serie che è partita in sordina, ma che si è guadagnata sul campo la sua buona fetta di pubblico.

Un telefilm che ci ha già salutato per la pausa Natalizia è Grimm, il fantasy drama della NBC che l’anno scorso, al suo esordio, ha totalizzato un rating talmente sorprendente (pure per la sottoscritta, mi immagino per quelli della NBC….) da farsi rinnovare a circa metà stagione.

Non male per un poliziesco soprannaturale che sulla carta non sembrava dire nulla di nuovo e invece sta piacendo un sacco. Non solo agli americani, ma pure a me!

E’ che, a voler partire prevenuti, c’erano davvero tutti i motivi per storcere il naso, specie se si è fans di Supernatural (e io lo sono): non è che ‘sto Grimm è la sua brutta copia?

Ora, David Giuntoli ha le carte in regola per non essere la copia di nessuno, quantomeno brutta:

Lui è Nick Burkhardt, il Grimm, ovvero il cacciatore di mostri. Come ci dicevamo, niente di nuovo.

Più che ai fratelli Winchester, che devono contare su forze (quasi) totalmente umane per compiere il loro dovere, a me ha fatto pensare fin da subito a Buffy. Anche Nick, come la famosa ammazzavampiri, è in un certo qual modo il prescelto, anche se nel suo caso l’eredità passa per linea di sangue. Anche lui, diventando il Grimm dopo i suoi antenati, eredita una missione e dei poteri soprannaturali per compierla. Grazie a essi può vedere il vero volto delle creature che si nascondono in mezzo a noi con sembianze umane. E ha i mezzi per ucciderle.

Ecco, i mostri: parliamo un po’ di loro. Il termine non è di per sé appropriato, perché la prima cosa fondamentale da dire è che in Grimm non tutti i diversi sono cattivi.

Ne abbiamo già un assaggio con uno dei migliori coprotagonisti, Monroe, sulla carta un nemico naturale dei Grimm in quanto Blutbad, ma nella realtà (beh, almeno in quella del telefilm..) uno dei migliori amici di Nick.

Ma il personaggio, interpretato da Silas Weir Mitchell, bravissimo attore già visto in Prison Break, non è l’unica creatura sovrannaturale buona. Il realtà, nel telefilm, le zone grigie abbondano rispetto a quelle bianche o nere.

Nella prima stagione infatti la trama orizzontale viene spezzata da quelle verticali di ogni puntata, dove Nick Burkhardt, poliziotto di Portland prima che Grimm, indaga su una serie di casi di omicidio che mostreranno sempre un risvolto sovrannaturale, e i cui protagonisti si riveleranno sia vittime che carnefici. Le creature cacciate dai Grimm per secoli dimostrano a Nick di dividersi in buoni e cattivi, esattamente come gli umani. I suoi predecessori non hanno mai voluto o saputo vedere questa differenza e li hanno sempre sterminati, incondizionatamente e senza porsi domande. Nick è un Grimm diverso, per molti inspiegabile, il primo che interagisce con alcune di queste creature, stringendo legami forti: riuscirà questa “debolezza” a non essergli fatale?

Nella seconda stagione, con mia grande felicità, la trama orizzontale ha preso ormai da tempo la netta prevalenza su quella verticale. Il mondo delle creature fantastiche, le loro gerarchie sociali, le loro implicazioni nel nostro mondo, le implicazioni di Nick stesso, del suo essere umano e del suo essere Grimm, hanno avuto la meglio sulle tante trame verticali e il telefilm, da carino che era, è diventato davvero molto bello. Ha smesso di ricordarmi qualsiasi cosa vista prima e ha assunto una sua personale identità, promettendo tanta carne…al sangue più che al fuoco, per gli affezionati dei telefilm di questo filone.

Se posso permettermi un’osservazione, sta forse nel protagonista: la NBC è pur sempre una tv per famiglie, lo capisco, quindi forse non ci si poteva aspettare niente di diverso, ma Nick è… carino, simpatico e fa sempre la cosa giusta. Insomma, lo avete capito anche voi, è un po’ noiosetto. Io tifo per i  belli e dannati, per i personaggi al limite del baratro quindi, alla fin fine, io tifo per i mostri.

Eppure non so, vogliamo scommettere che Nick si darà una bella svegliata?

Ci rivediamo a gennaio e ne riparliamo.

Cosa ho imparato IO dalle principesse Disney

E lo so, adesso sarete tutti con le faccette pallide e gli occhioni sgranati, vi parlerete nelle orecchie e bisbiglierete: “Visto? Parla, parla, ma poi…bzzzbzzz…” e vi darete le gomitatine, ridacchiando.

Perché una che si autodefinisce femminista non può scrivere qualcosa di buono sulle Principesse Disney e invece io sono qui proprio per questo.

Tà – dààànnn! Bisbigliate pure.

Il fatto è che da molte parti (in primis, mi sembra ci fosse un commento assai negativo in “Ancora dalla parte delle bambine”) ho letto quanto la rappresentazione femminile nelle fiabe in generale, ed in particolare in quelle dello zio Walt, sia limitante e di cattivo esempio per le nostre bambine.

Perché questa maledizione? Uhm, dunque, perché le Principesse sono leziose, il loro unico compito è essere belle e quindi l’emulazione che possono generare non è che un’immagine stereotipata della donna-bambola che fa le faccende canticchiando e la cui unica preoccupazione è vestirsi in colore pastello e piacere al Principe di turno.

Ecco, io magari non faccio statistica, ma non sarei così estrema.

Innanzi tutto, ci sono principesse e principesse: una Biancaneve degli anni ’30, secondo me, non può essere paragonata a Mulan, per dire.

E lo ammetto: a me da piccina la Strega di Biancaneve faceva una gran paura!!!

Certo, Biancaneve può avere avuto aspetti un po’ irritanti per la ragazza moderna (il primo fra tutti l’eccessiva allegria nel pulire casa a sette sconosciuti, per non parlare del vestito giallo-blu. Te-sssoro. Te-sssoro! Non te l’ha mai detto nessuno che giallo e blu fanno tanto “pugno in un occhio”?), ma sia lei che l’arcinota QuellagranculodiCenerentola – quasi sua coetanea – non mi sono mai sembrate il Male Assoluto. No, nemmeno dal punto di vista della liberazione delle donne.

Il motivo è molto semplice: non ho mai considerato la professione casalinga come un mestiere di serie B. Ho visto (e continuo a vedere) mia madre, che l’ha fatto per scelta e che ogni giorno lavora come top manager della nostra famiglia. Quindi, nel contesto in cui sono nate Biancaneve e Quellagranculodi, il fatto che entrambe si dessero da fare in casa non è una cosa che mi sconvolge.

Se vogliamo parlare poi dei motivi per cui i principi se le filano…ebbene sì, principalmente sarà per l’aspetto fisico, ma non è solo quello, contrariamente a quanto dicono tutti. Infatti, se vi ricordate bene, sia Biancaneve che la principessa Aurora (La Bella Addormentata, per intenderci) oltre al fisico attirano il Principe Chissà-come-si-chiama e il bel Filippo con un altro particolare: la loro voce.

Un X-Factor ante-litteram, se vogliamo. E anche Quellagranculodi, se proprio vogliamo essere sinceri, viene avvicinata tra tutte per l’aspetto, ma poi convince il Principe Annoiato (ho ricordi di lui che sbadiglia, non so perché) perché, oltre ad essere bella, evidentemente balla bene.

Son talenti, che voi ci crediate o no. Imbambola tanto il Principe che lui non le chiede manco il nome. E vabbé, è la fiaba. Se l’avesse fatto, addio conflitto, così caro al nostro Propp. Comunque provate voi ad andare in discoteca e ad essere avvicinate per la vostra squisita conversazione. Capite anche voi che il Principe Annoiato non è quel mostro di superficialità che tutti vogliono dipingere!

Comunque, Biancaneve, Cenerentola e Aurora non sono le uniche.

Negli anni 90 sono arrivate le nuove principesse e qui è iniziata, secondo me, la vera rivoluzione:

a partire dalla Sirenetta Ariel, passando per Belle, Jasmine (Alladin), Pocahontas e Mulan.

Innanzi tutto, sono tutte – in qualche modo – ribelli e propositive. Il che dovrebbe deliziare le femministe e non far loro gridare allo scandalo. Sì, sono anche belle. Sì, Ariel dà via la coda pur di accaparrarsi un uomo, ma anche questo episodio dipende da come lo si legge.

Quando accadrààà, no non lo soooo, ma del tuo mondooo parteee faaaròòòò…!!! Sì, la so tutta a memoria.

Io credo che in amore qualche sacrificio vada fatto. Ed inoltre è chiaro che se Ariel avesse potuto scegliere tra essere umana ed essere sirena si sarebbe buttata sulla prima opzione anche prima di conoscere Eric, quindi il fatto di innamorarsi di un umano le dà solo quella spintarella che le serviva per realizzare il suo sogno.

E vogliamo parlare di Belle? E’ la mia preferita. Prima di tutto il suo aspetto (la più bella ragazza del paese) è un optional. Belle insegna l’importanza della cultura e dell’intelligenza, perché entrambe permettono di guardare oltre i canoni imposti.

E poi diciamocelo, a chi non è capitato uno che  è un po’ besssstia? 😉

Belle I love You!

Veniamo poi a Jasmine, costretta dalle regole del Palazzo a non uscire mai di casa, con l’unica compagnia di una tigre (Meno male che volevano tenerla al sicuro!!!) e che è capace di innamorarsi di un ladruncolo, a dimostrazione che non è lo status sociale che conta e che non è vero che le donne sono attratte dalla ricchezza tout court. (Tiè! Se sei un figo, simpatico e in gamba come Alladin puoi avere anche le pezze sulle ginocchia, lo dirò sempre!)

Chiaramente Jasmine…esiste!

Ci sono poi le principesse di ultima generazione: Pocahontas, Mulan, Tiana e – adesso nelle sale – Merida.

Queste ultime cambiano proprio direzione. Non che non abbiano un fondo di dolcezza, non che non siano belle…ma non inseguono più l’amore e tutto ciò a cui tendono è una forma di autodeterminazione. Il che va bene, anche perché – come spesso accade davvero nella vita – l’amore arriva comunque.

Pocahontas e Mulan sono impegnate, in modi diversi, a salvare il proprio popolo (se mi viene concesso, a mio parere, Pocahontas lo fa in modo più saggio), Tiana invece (da “La Principessa e il Ranocchio”) è tutta concentrata sul suo sogno professionale, cioè aprire un ristorante. E’ disposta a faticare e sfalda in un sol colpo lo stereotipo di quella che “comunque è principessa e se ne sta in panciolle” (beh che anche combattere gli Unni non mi sembra un’attività da poco, povera Mulan).

…e anche Pocahontas! *passa il fazzolettino ai ragazzi per asciugarsi la bavetta*

Vorrei parlare anche di Merida, ma non ho visto il film e – da quello che leggo sui giornali – lei potrebbe meritare un commento a parte, visto che il film a lei dedicato si chiama “Ribelle – The Brave”.

Comunque.

Tutto sto pippone per dire che è inutile che veniate ad accusarmi Walt Disney delle peggiori nefandezze. Tutte le accuse che gli sono state rivolte (maccartismo, filo-nazismo, messaggi subliminali etc.) non sono che montature, dovute ad una causa che ebbe per problemi sindacali. Vorrei ricordare, invece, che nel 1941 Walt Disney fu tra i primissimi imprenditori a riconoscere il ruolo delle donne nella sua azienda e, da semplici inchiostratrici come erano sempre state nelle altre case di produzione, le “promosse” e le coinvolse nel processo creativo.

E io, che sono cresciuta con questi splendidi cartoni animati, adoro questo mondo di fantasia in cui tutti, ma proprio tutti, sono i benvenuti.

Tutte le foto dei cosplay sono tratte dalla pagina facebook Disney- Always with us

Once Upon A Time (C’era una volta), di Edward Kitsis & Adam Horowitz

Dlin Dlon – attenzione prego:

l’autrice di questo post segue i telefilm in parallelo con gli USA, pertanto, chi si limita  alla programmazione italiana potrà trovarsi a RISCHIO SPOILER o con nomi di persone o luoghi non tradotti.

                                                                                                                             Dlon Dlin

Tra le novità di quest’anno, si è imposta all’attenzione del pubblico la colorata carovana di “Once Upon A Time”, direttamente dalla penna di due dei celebrati sceneggiatori di Lost. L’idea di portare nel nostro mondo i personaggi delle fiabe e rendere lo show appetibile ad un pubblico adulto (coff coff) non era affatto scontata, ma grazie ad una trama super-avvincente, personaggi accattivanti, memorie dei film che hanno accompagnato la nostra infanzia (in particolare gli espliciti omaggi alla Disney) la scommessa è riuscita alla perfezione.

Il serial è cominciato sulla rete ABC il 23 Ottobre 2011, mentre in Italia la prima rete ad accaparrarselo è stata la FOX, che ha trasmesso il Pilot la sera di Natale, conquistandosi uno zoccolo duro di appassionati fin dal principio.

La protagonista è Emma Swan, bionda e graziosa, ma triste e solitaria. Emma vive a Boston dove si occupa di recupero crediti. E’ una dura, cresciuta in orfanotrofio senza mai riuscire a legare col prossimo. La sera del suo ventottesimo compleanno, Henry – un ragazzino di dieci anni – bussa alla sua porta dicendole di essere il figlio che ha partorito giovanissima e poi dato in adozione. Ma non è questo il più grande elemento di stupore: il bambino è infatti convinto che Emma sia la vera figlia di Biancaneve e del Principe Azzurro e che solo lei possa spezzare la Maledizione che grava sulla cittadina di Storybrooke (Maine). Una volta giunti nella cittadina, Henry mostra alla madre naturale un libro di fiabe intitolato “Once Upon A Time” e le giura che i personaggi del libro sono tutti intrappolati in quel mondo reale in cui il tempo è immobile, senza memoria della loro vita precedente e – soprattutto – senza alcun lieto fine. Lui stesso è stato adottato dalla Regina Cattiva, colei che ha lanciato il potente incantesimo che ha incatenato tutti e che – adesso – ha le sembianze di Regina, sindaco della città.

Sulle prime timorosa, Emma vorrebbe riportare il figlio alla madre adottiva e lasciare Storybrooke per sempre, ma alcuni elementi la trattengono: innanzi tutto non può che affezionarsi al bambino, che vivace e coraggioso, tenta con tutti i mezzi di convincerla del’impossibile; scopre inoltre che il rapporto tra Henry e Regina è burrascoso e che la donna sembra non amarlo come lei aveva sempre sperato dandolo in adozione. Infine, fa la conoscenza di Mary Margareth Blanchard, una giovane maestra elementare, che con la sua dolcezza e delicatezza la fa sentire a casa. In realtà noi sappiamo che Mary Margareth è Biancaneve, perché in parallelo scorrono i flashback dei personaggi nel mondo delle fiabe.

Scopriamo così di come la Regina Cattiva abbia tentato in tutti i modi di contrastare la felicità di Biancaneve e di Azzurro (in inglese “Prince Charming” suona molto meno belinone, onestamente) e che, non riuscendoci, abbia chiesto aiuto alla creatura oscura più potente e inaffidabile: Rumplestilstkin (Tremotino) che le indica quale maledizione usare.

Il fatto che Emma decida di rimanere a Storybrooke mette in moto gli eventi: Regina sa che d’ora in poi avrà una temibile rivale, perché la profezia dice che solo la figlia di Biancaneve avrebbe potuto restituire a tutti il proprio lieto fine e spezzare il malefico incanto.

Da qui si susseguono 22 episodi, in cui Emma conosce poco a poco gli abitanti di Storybrooke, mentre noi ci divertiamo a seguire attraverso sapienti sprazzi del passato le loro avventure nel mondo delle fiabe. Alcune storie sono ampiamente rivisitate (quella del Grillo parlante, per esempio, che in realtà è Archie Hopper, lo psicologo della città), altre più fedeli all’originale. Tutte contribuiscono a creare un amalgama avvincente e avventuroso che tiene lo spettatore incollato allo schermo, sia per via dei momenti di suspence, che per le trovate inaspettate e brillanti (il che è un gran complimento, se si considera che la stragrande maggioranza dei personaggi e delle vicende sono quelli del folclore popolare).

La parte del leone la fanno i personaggi, per questo non si può scrivere una recensione a questa prima serie del telefilm senza presentarvi almeno quelli principali.

A parte Emma ed Henry abbiamo dunque:

Mary Margareth/ Biancaneve: nella vita di Storybrooke è molto più mite di come non si rivelerà essere stata nel mondo delle fiabe. E’ una maestrina dal cuore puro, è lei che ha dato ad Henry il libro di fiabe. Fa volontariato in ospedale ed è lì che vedrà per la prima volta David, in coma e senza memoria.

David/ Prince Charming: vittima di un incidente (in realtà noi sappiamo che è stato colpito da una spada mentre cercava di mettere in salvo la piccola Emma dalla maledizione), non ricorda nulla di se’. Si risveglierà grazie al semplice tocco di Mary, ma senza recuperare la memoria per buona parte della stagione. Regina interverrà immediatamente mettendogli accanto una “moglie” che lui non ama, perché – da quando i loro occhi si incontrano – David sarà sempre innamorato di Mary, nonostante dubbi e contraddizioni.

The Evil Queen/ Regina: è certamente tra i personaggi più affascinanti e sfaccettati della serie. Non è una cattiva “perchésssì” e questo già ci piace, anche se le sue motivazioni saranno svelate solo verso la fine (ovviamente). Nella realtà è una donna sicura di se’, l’unica a ricordare la propria identità (o forse no?) Trae soddisfazione dal veder soffrire gli altri e l’unico che sembra starle a cuore è proprio Henry, perciò il ritorno di Emma la sconvolge sia perché la ragazza è l’unica che potrebbe spezzare la maledizione, sia perché è la sola che potrebbe mettersi di mezzo tra lei e il bambino.

Rumplestilstkin/Mr. Gold: l’antiquario del paese è l’altra faccia di Tremotino ed è l’unico che sembra riuscire a tenere testa a Regina, sia emotivamente che finanziariamente, visto che possiede mezza città. Cinico, astuto e tentatore, è fissato con gli “affari” e sembra sempre saperne una più del diavolo.

Cappuccetto Rosso/Ruby: cameriera nella locanda della città (da Granny’s), la bella ragazza sempre vestita con accessori rossi è una ribelle che nel mondo delle favole è stata molto amica di Biancaneve, ma che nascondeva un segreto assai pericoloso! Si rivelerà sempre un’amica fidata per i “buoni”.

The Huntsman/Sceriffo Graham: nella prima parte della serie è il Figo della situazione. Serve fedelmente Regina ed infatti non è altri che il Cacciatore incaricato di strappare il cuore a Biancaneve e che poi ha pietà di lei. Mentre nel film della Disney era raffigurato grosso e brutto, qui è un graaaan bel ragazzo, che ha spezzato il cuore di innumerevoli spettatrici perché…perché…non ve lo dico. Anzi, sì, ve lo dico, tanto anche in Italia abbiamo superato la puntata incriminata: muore all’incirca a metà serie. SIGH.

The Writer/August: misterioso e affascinante, anche lui è un gran bel figliolo, ammettiamolo. Sembra essere al di fuori dei giochi, ma  ha un’identità segreta che verrà svelata solo verso la fine. E diciamo che come personaggio poteva andargli meglio, secondo me…ma non posso commentare oltre senza svelare chi è e questo sono sicura che non sia ancora stato detto, nel momento in cui sto scrivendo. Vedrete poi se darmi ragione o no.

Insomma, grazie ad una galleria di personaggi davvero affascinanti (ne ho citati alcuni, ma non ci facciamo mancare nulla: da Cenerentola al Cappellaio Matto, dal dolcissimo – ??? – Brontolo a Geppetto) la storia si dipana in un intreccio efficacissimo, adatto a liberare la fantasia più sfrenata.

Il bello è anche assistere ad un telefilm che si può guardare con i bambini senza trovarlo troppo ingenuo, ed è raro che un prodotto possa entusiasmare in egual modo i grandi (per la suspence, i colpi di scena, gli effetti speciali e i costumi) e i piccini (perché le fiabe sono sempre le fiabe e qui se ne rispetta in pieno lo spirito).

Quindi: chi non ha ancora visto “Once Upon A Time” si affretti a recuperarlo, perché la Seconda Stagione è in arrivo quest’autunno e – da come si è conclusa la Season Finale – ne vedremo sicuramente delle belle!